I suoi romanzi sono spesso sospesi tra il fiabesco ed il reale rispecchiano la Turchia di ieri e di oggi. Tra le sue opere più celebri si ricordano: "Il libro nero", "Le voci di Istanbul, scritti e interviste", "Il signor Cervdet e i suoi figli", "Istanbul","Il museo dell'innocenza", "L'innocenza degli oggetti".
Nel 2006 gli è stato assegnato
il Premio Nobel per la Letteratura
con la seguente motivazione:
“nel ricercare ed incarnare l'anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture”.
Ha scritto di sé:
“ Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea, nelle case che si affacciavano sull'altra riva, l'Asia. Stare vicino all'acqua, guardando la riva di fronte, l'altro continente, mi ricordava sempre il mio posto nel mondo, ed era un bene.
E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive.
Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, ho capito che era ancora meglio, ancora più bello di vedere le due rive assieme.
Ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive. Rivolgersi alle due rive senza appartenere “
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